“Per me che uso la macchina fotografica è interessante uscire dal piano orizzontale della realtà, avere la possibilità di un dialogo stimolante perché le immagini abbiano un respiro irripetibile.
Riscrivere le cose cambiando il segno, la conoscenza abituale dell’oggetto, dare alla fotografia una pulsazione emozionale tutta nuova.
Il linguaggio diventa traccia, necessità, spirito dove la forma si sprigiona non dall’esterno, ma dall’interno in un processo creativo.
Lo sfocato, il mosso, la grana, il bianco mangiato, il nero chiuso sono come esplosione del pensiero che dà durata all'immagine perché si spiritualizzi in armonia con la materia, con la realtà, per documentare l’interiorità, il dramma della vita.
Nelle mie foto vorrei che ci fosse una tensione tra luce e neri ripetuta fino a significare.
Prima di ogni scatto c’è uno scambio silenzioso tra oggetto e anima, c’è un accordo perché la realtà non esca come da una fotocopiatrice, ma venga bloccata in un tempo senza tempo per sviluppare all’infinito la poesia dello sguardo che è per me forma e segno dell’inconscio.
Il linguaggio è così la coscienza espressiva interna che ha accarezzato la realtà pur rimanendo fuori, è l’attimo originale, testimone di una realtà tutta mia, un prelievo fatto sotto la pelle dell’oggetto, guidato fuori dalle regole per una libertà che è anche allargamento alle possibilità del reale. ”
Mario Giacomelli
Mario Giacomelli ed è stato un tipografo, poeta, pittore e soprattutto fotografo italiano.
Giacomelli lavorò per tutta la vita nella "Tipografia Marchigiana" e si dedicò alla fotografia soltanto nel tempo libero e tutti i giorni dopo cena, fotografando inizialmente i dintorni di Senigallia. Dal provino, con una lente, individuava il punto interessante e lo andava ad ingrandire stampando poi un 30x40 cm. Le sue immagini sono molto importanti per tutta la storia della fotografia. Dopo il 1955, ma soprattutto dopo che il MOMA di New York acquistò la serie Scanno, nel 1963, acquisì grande fama in Italia e all'estero.
Nelle sue foto, sempre in bianco e nero, di cui curò personalmente la stampa fino a portare a galla i segni che lo interessano, la realtà viene trasfigurata in idee e sensazioni.
Il segno che ottenne nelle sue stampe è molto forte, i neri sono molto carichi, il forte contrasto porta a galla i grafismi, la grana è evidente. Le sue foto rappresentano un mondo ugualmente diviso tra amore e sofferenza sia che si tratti di paesaggi che di lavori a sfondo sociale. Il fotografo marchigiano ha fatto qualcosa di speciale, ha messo in scena i sogni, lo ha fatto con la sua vecchia macchina fotografica, sempre la stessa nel corso degli anni, tenuta assieme da pezzi di nastro adesivo.