Kubrick ha documentato la vita quotidiana dell'America dell'immediato dopoguerra, attraverso le inquadrature fulminanti e ironiche nella New York che si apprestava a diventare la nuova capitale mondiale.
Kubrick ha immortalato tantissime storie, racconta la sua città, una New York talvolta notturna, come nelle figure dei viaggiatori della metropolitana, o quotidiana come nelle immagini colte per strada.
Nell'opera fotografica di Kubrick, New York rappresenta la metafora dell'intero mondo occidentale, un osservatorio privilegiato per riflettere sulle forme di vita di una società in piena evoluzione.
Poi c’è una serie di ritratti di personaggi colti in momenti privati: la vivace attrice Betsy von Furstenberg, il pugile Rocky Graziano, un Montgomery Clift poco più che esordiente, infine lo stesso Kubrick, mentre fa rullare un tamburo tra i musicisti di colore di New Orleans. La scelta di seguire i personaggi in ogni momento della loro vita era imposta dalla stessa rivista Look. Se da un lato era un metodo di lavoro non gradito a molti fotoreporter, nel caso di Kubrick era uno stimolo per sviluppare storie attraverso le immagini, ovvero il linguaggio per cui era nato. Per ottenere pose più spontanee aveva escogitato accorgimenti ingegnosi come nascondere il cavo della macchina fotografica sotto la manica della giacca e azionare l’otturatore con un comando nascosto nel palmo della mano oppure sfruttare la luce degli interni dilatando al massimo il diaframma della sua Leica. Così, Kubrick allenò il suo occhio fotografico alle luci, alle ombre, ai dettagli che indagano la psiche e fù pronto per diventare il genio del cinema che tutti conosciamo.
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