Nato a Napoli nel 1949, Francesco Cito è arrivato relativamente tardi alla fotografia, iniziando a fotografare professionalmente dal 1975. Il suo interesse però, risale a molto tempo prima, quando, da bambino, sfogliava "Epoca" e si appassionava alle avventure di Walter Bonatti. Erano i tempi d'oro del fotogiornalismo italiano. Attraverso quelle storie Francesco sognava l'avventura. Un fotografo eclettico, come si definisce, testimone degli eventi in molti luoghi caldi, come Afghanistan, Libano, Palestina, Arabia Saudita, Iran, Bosnia, Kossovo. In Italia ha fotografato Napoli, il Palio, la Sardegna, il Trentino, realizzato lavori sulla mafia e sulla camorra, come sulla pesca dei tonni e sui matrimoni. Nel 1995 si è aggiudicato il terzo premio per il reportage del World Press Photo con "Matrimoni napoletani" e nel 1996 il primo premio per il reportage con "Siena, il Palio". Per lui la fotografia è il mezzo per l'avventura, da ragazzo ha girato l'Europa, approdando in Inghilterra. Prese la prima macchina fotografica in mano, una Nikon F2, a 23-24 anni. Anche il cinema ha contribuito molto alla sua formazione visiva. Più che la trama, il soggetto, gli attori, il regista, gli interessava il modo di riprendere, la zoomata, il campo lungo o stretto, le luci, tutte cose che davano la possibilità di cominciare a valutare l'inquadratura. Anche leggendo una foto ha sempre cercato di immaginare come fosse stata realizzata. Poi, quando finalmente capì che il suo indirizzo poteva essere quello, credette che per arrivare a farlo bisognava frequentare una scuola e così andò in Inghilterra per seguire i corsi del Royal Art College. L'obiettivo era di diventare capace, un giorno, di pubblicare su Epoca. Ma il college era troppo caro e troppo duro, perché era tutto in inglese, così cominciò da solo e fu un autodidatta. Tra gli elementi principali del suo stile troviamo sempre una certa pulizia dell'immagine, una fotografia in un certo senso asettica, che elimina dal campo visivo tutti gli orpelli, per far rientrare nell'immagine soltanto gli elementi necessari e indispensabili. Di lui ha scritto Ferdinando Scianna, «è forse oggi il miglior fotogiornalista italiano. Ha l'istinto del fatto, la passione del racconto, la capacità di far passare attraverso le immagini, con forza di sintesi e rigore visivo, l'essenziale delle cose».